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CALORI' COSIMO


  La Preghiera del Marinaio

A Te, o grande eterno Iddio,
Signore del cielo e dell'abisso,
cui obbediscono i venti e le onde, noi,
uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d'Italia,
da questa sacra nave armata dalla Patria leviamo i cuori!
Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione, salva ed esalta il Re.
Da giusta gloria e potenza alla nostra bandiera,
comanda che le tempeste ed i flutti servano a lei;
poni sul nemico il terrore di lei; fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro,
più forti del ferro che cinge questa nave, a lei per sempre dona vittoria!
Benedici , o Signore, le nostre case lontane, le care genti.
Benedici nella cadente notte il riposo del popolo,
benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare!
Benedici!


CALORI' COSIMO La supplica che per molte ore ha avuto eco nella testa di un giovane marinaio disperso in mare, non è stata per il Dio dei marinai,
ma per la Vergine Maria affinchè lo aiutasse a sopravvivere per riabbracciare la moglie e la figlioletta appena nata e ancora non conosciuta.
Il corpo va intorpidendosi per le fredde acque del Mediterraneo, e, aggrappato ad un incerto salvagente si abbandona al suo destino.
Il suo nome è Cosimo Calorì, nato a Gallipoli il 25 gennaio dell’anno 1911.
La sua gioventù ricalca quella di tanti giovani meridionali, il lavoro non si trova, la famiglia non può sostenere le già modeste esigenze degli otto figli e, Cosimo, dopo aver
frequentato le scuole primarie, tenta di dare una mano ai genitori.
Trova soltanto piccoli lavoretti al porto e al cantiere navale;lavora in una falegnameria per apprenderne le tecniche.


Fiamma Jonica Gallipoli Fiamma Jonica Gallipoli Fiamma Jonica Gallipoli












                                                          Campo sportivo Quattro monti
Come tutti i ragazzi è amante del calcio. Ben presto emerge nel ruolo che più ama, il portiere.
Entra a far parte della squadra del Gallipoli, la “ Fiamma Jonica Gallipoli ” dove diviene insostituibile.
Nonostante la sua minuta corporatura e la statura, non certo da granatiere, tra i pali quadrati è un fenomeno.
La sua casa diviene il campo sportivo ”Quattro monti”, dove trascorre il tempo ad allenarsi con l’impegno che i giovani di quel periodo storico sentono.
Pensa, illudendosi, di avere già le porte aperte per guadagni che possano permettere a lui e alla sua famiglia una vita meno disagiata.
Ma la vita al di fuori dello sport continua per il suo corso e infatti Cosimo conosce una ragazza della quale si innamora !
Iniziano così a farsi pressanti le necessità economiche finalizzate ad affrontare le esigenze di una nuova famiglia.
Sono tempi duri, Achille Starace simbolo gallipolino dell’epoca, ha permeato ogni protagonista sportivo e non, con le ideologie fasciste, ma Cosimo si fa coraggio e affronta
il presidente della squadra, fa leva sulla richiesta che il Bari calcio ha avanzato per poterlo avere nel suo organico.
“ o mi date uno stipendio per poter vivere ,o mi trasferisco al Bari ! “
La risposta fu : ” Dimenticati il Bari, devi restare qui e giocare senza compenso, e sentirti orgoglioso di onorare la Città ! ”
La decisione è immediata !
in tuta marinara Parte nel 1932 come marinaio volontario nella Regia Marina, assegnato alla categoria Cannonieri con matricola 24445/Spe e destinato nella sede di Taranto; può così servire la Patria e pensare anche al futuro !
Trascorre otto anni di continui spostamenti tra Taranto e Brindisi, ma il suo cuore è sempre a Gallipoli ! Appena può, utilizzando ogni mezzo, raggiunge i suoi cari e innanzitutto…….Jolanda !
Partecipa alle campagne di guerra del 1940, del 1941 e del 1942. Nell’anno 1941 partecipa ad una spedizione in Francia, a Tolone. Appena sbarcato è costretto a fuggire dalle truppe francesi che tentano di catturare tutti i marinai italiani.
Cosimo riesce a fuggire. Soltanto dopo alcuni mesi e molte difficoltà arriva in Abruzzo dove una famiglia lo soccorre e lo nasconde per qualche giorno.
E’ di nuovo in fuga per rientrare a Taranto.
Per gratitudine verso la famiglia che lo ha salvato, promette che se avrà una figlia le darà il nome della sua salvatrice: Gigliola. Chiamerà così la sua secondogenita.
E’ nell’anno 1942 che la sua vita rimane segnata per sempre ! A gennaio finalmente corona il suo sogno e sposa Jolanda, ma il dovere lo chiama e dopo pochi giorni di licenza torna a Taranto per unirsi al suo gruppo.

MOTONAVE FRANCESCO BARBARO MOTONAVE FRANCESCO BARBARO E’ imbarcato sulla
" Francesco Barbaro " una motonave da carico costruita nel 1940 dalla SIDARMA, Società Italiana d'Armamento di Fiume con le seguenti caratteristiche tecniche:
6342 tsl - 3708 tsn - 10318 tpl - 134,11 x 18,44 x 9,11 m - 1 diesel - 4800 CA - 1 elica - 15 nodi.





il 24. 06. 1940:è requisita dalla Marina militare italiana a Trieste
il 17. 09. 1940: in uscita da Bengasi urta contro una mina riportando gravissimi danni alla prua.
il 12. 1940: in lavori a Monfalcone per la costruzione di una nuova prua.
il 05. 1941: riprende il servizio.
il 01. 09. 1941: parte in convoglio da Napoli per Tripoli.
il 03. 09. 1941: alle 00.25 viene silurata da aerei nemici a 26 miglia per 140° da Capo Spartivento Calabro.
Presa a rimorchio dal cacciatorpediniere Dardo e poi dai rimorchiatori Titano e Porto Recanati rientra a Messina.
Giugno 1942: in riparazione a Monfalcone fino ai primi giorni del settembre 1942.
Il 26 settembre 1942 parte da Brindisi, in convoglio scortato, diretta Bengasi.
E’ su questa nave che Cosimo si trova.



 "Dopo aver caricato il materiale destinato alle truppe italiane dislocate in Africa, composto di viveri di vario genere, sacchi di farina messi all’interno lungo le fiancate della nave per attutire eventuali colpi nemici,
carri armati, autocarri, carburante oltre a grosse quantità di munizioni ed esplosivi, attendiamo l’imbarco di una parte del Reggimento Cavalleggeri di Lodi proveniente dal nord Italia.
Dopo aver atteso e rinviato la partenza, alle ore 21,30 si salpa. A bordo c’è una discreta euforia, ma siamo in guerra ed avendo avuto la sensazione che gli inglesi conoscono i nostri spostamenti, l’animo non è dei più sereni !
Il convoglio si forma definitivamente in mare aperto, con l’aggiunta di un’altra motonave proveniente da Taranto e sei cacciatorpediniere di scorta munite di apparecchiature di rilevamento.
Si naviga nel silenzio, a luci spente, dormendo come si dice, con un occhio solo, sempre attenti alla propria salvezza !
La serata trascorre tranquillamente: è il momento del riposo dopo una giornata piuttosto faticosa.
C’è da spiegare che ad ogni marinaio al momento dell’imbarco, viene assegnato un codice numerico,inciso su una targhetta metallica, dal quale si comprende tutto quello che è relativo ad ogni membro dell’equipaggio, cioè: a quale squadra e reparto appartiene, il rancio, la branda, l’armadietto, il turno di doccia. , la franchigia,
il posto di combattimento in navigazione di guerra, in difesa antiaerea, in fase di antincendio, il salvagente da indossare, su quale zattera andare, le manovre da eseguire prima dell’abbandono della nave.
Al mattino lo squillo della tromba ci richiama all’inizio delle attività.
Ci vestiamo rapidamente, arrotoliamo le brande nascondendole nei cassonetti ( in termini navali vengono detti, bastingaggi) per avere più spazio.
Consumiamo in fretta la colazione e con l’alzabandiera inizia la giornata.
La mattinata trascorre abbastanza tranquilla, ma a metà pomeriggio accade quello che tutti noi pregavamo che non accadesse mai !
All’improvviso il finimondo.
I caccia italiani e tedeschi lanciandosi in picchiata, tentano di colpire con raffiche di mitragliatrice i siluri nemici diretti alla nostra nave. Intravediamo i siluri dalla loro scia, alcuni vengono colpiti prima di raggiungere il bersaglio.

SOMMERG.UMBRA INTERNO UMBRA All’improvviso udiamo un grande boato: la Francesco Barbaro, alle ore 16,40, a 50 miglia nautiche a sud-ovest di Capo Marathia dell’isola di Zacinto in posizione 37º15'N, 19º55'E, dopo un secondo attacco del sommergibile inglese “HMS Umbra”, è stata colpita da un siluro a prora sinistra.







MAPPA AFFONDAMENTO Dallo squarcio comincia ad entrare l’acqua e a fuoriuscire il carburante, provocando così l’allagamento di alcuni locali di prua.
Il momento è drammatico.
Travolti dalla confusione ci spostiamo a poppa: è inimmaginabile l’angoscia e il terrore che pervade i nostri corpi, in questo clima si cerca la salvezza.
Iniziano le convulse manovre d’emergenza per tentare di salvare le nostre vite.
Con altri marinai cerco di sganciare una scialuppa, ma la manovra non riesce completamente; anche alcuni militari tedeschi iniziano a staccare le scialuppe ma a causa del mare mosso, vedo una di queste ribaltarsi ed i tedeschi sono sbalzati in mare.
Alcuni di loro, rimasti intrappolati dalle corde sono risucchiati dai vortici dell’elica rimasta ancora in funzione. Atterrito dalla visione di queste scene ed essendo un eccellente nuotatore, ( non per niente sono un gallipolino ! ) mi calo in mare insieme ad altri marinai con una corda di fortuna ed inizio a nuotare aggrappato al mio salvagente.
Cerco di allontanarmi dalla nave ma la difficoltà è notevole a causa della forza delle onde che me lo impedisce.
Dopo un tempo infinito e dopo poderose bracciate riesco nell’intento, ma sopraggiunge l’oscurità e mentre tento di calmarmi e riposarmi un poco cerco di intravedere se altri compagni sono nelle mie vicinanze. Non vedo né sento più nessuno, sono rimasto solo!
La Francesco Barbaro è ormai lontana e penso che affonderà in breve tempo.
Mi sento un uomo morto.
Riecheggiano nella mia mente le suppliche che le mamme gallipoline fanno alla Madonna del Canneto per la salvezza dei figli pescatori, i loro pianti. Prego anche io.
Mi abbandono stremato, affidandomi al salvagente, ma il pensiero torna sempre alla mia famiglia, alla mia prima figlia Cleonice appena nata e che non ho mai abbracciato, mi riecheggia nel cervello il suo nome,
è tutto un turbinio di immagini, il sole della mia città, gli amici, la paura della morte, le lacrime si mescolano all’acqua del mare.
Fa freddo, comincio a non avere la sensibilità alle gambe ed alle braccia, le acque del Mediterraneo forse nasconderanno per sempre il mio corpo.
Perdo i sensi.
All’improvviso apro gli occhi: intravedo per un momento delle facce abbronzate con barbe incolte che mi stanno intorno e mi sollevano.
Non capisco nulla, ma ho la sensazione, non la certezza, di essere ancora vivo, perdo di nuovo conoscenza.
Mi risveglio soltanto dopo qualche giorno. Mi trovo disteso vicino alla caldaia di una nave, avvolto in una coperta, con le ossa e i muscoli tutti indolenziti.
Finalmente sono sicuro di essere ancora nel mondo dei vivi!
La mia vita ricomincia da qui.
Mi portano in Grecia dove resto ricoverato per diverso tempo.
Soltanto in seguito ho saputo che la motonave Francesco Barbaro non affonda subito, ma dopo il tentativo di rimorchio a Navarino.Infatti alle ore 04.41 del giorno 28 settembre un incendio,
seguito da un'esplosione nella stiva segnano la fine della nave che si inabissa con tutto il materiale a 37° 15' Nord - 19° 55' Est; altri superstiti sarebbero stati tratti in salvo dopo molte ore di penosa attesa nelle acque del Mediterraneo.
Quattordici sono i dispersi di cui non si è saputo più niente."

BREVETTO






















Per queste sue missioni ha avuto cinque medaglie di bronzo e cinque stellette d’argento sul nastrino.

CALORI'AL MINISTERO Rientrato in servizio, dopo vari spostamenti in tutta Italia, ho trovato la sistemazione definitiva presso il Ministero della Marina Militare a Roma.
Ha visto crescere le figlie e i nipoti !
Il Capo cannoniere Calorì Cosimo si è spento a Roma nell’anno 2006.









(Giuseppe Lanna)


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